Pick up e Transfer


Eccomi.
Non sono sola.
Ci sono i miei piccoli con me.
Tre tenere ciliegine.
Tre minuscole parti di noi.
È come in un sogno… di quelli che spesso negli ultimi tempi hanno abitato le mie notti… un sogno dolce, pieno di risate di bambini che giocano.

Lunedì 22 Aprile ho fatto il pick up.
Alle 9.00 ero al centro, senza aver mangiato e bevuto dalla sera prima a mezzanotte, come aveva detto la dottoressa. 
Con me altre donne, con lo stesso sguardo, la stessa paura, lo stesso sogno da realizzare.
Alle 10 circa l’infermiera ci chiama e ci fa salire al primo piano ad aspettare nella sala d’attesa antistante la sala operatoria.
Da lì ci chiamano una alla volta, una dopo l’altra.
Quando tocca a me, mi dicono di spogliarmi, di lasciare la mia roba nell’armadietto e di mettere il camice con l’apertura dietro, la cuffia e le bustine di plastica ai piedi e poi di entrare in sala.
Ho seguito le istruzioni e appena entrata mi sono ritrovata circondata da infermiere che facevano su e giù e accanto due lettini con donne sdraiate in attesa di riprendersi dall’anestesia. 
L’unico uomo presente è l’anestesista, che mi chiama e dopo avermi fatto le domande di rito, mi dice che mi farà fare un piacevole sonnellino. 
Intanto preparano la sala. “Signora si accomodi”…mi dice l’infermiera e mi è venuto da ridere pensando che “accomodarsi” su quel lettino ginecologico che ti impone una seduta davvero poco comoda e dignitosa, non era forse il verbo adatto. Comunque io provo ad accomodarmi.
Arriva l’anestesista che comincia a prepararmi, le infermiere che mi sistemano meglio e poi la mia dottoressa, che mi dice passo passo quello che fa, finché riesco a sentirla. Poi nulla. 
Riapro gli occhi e sono anch’io distesa sul lettino in attesa di riprendermi. 
Dopo un quarto d’ora mi fanno mettere seduta e poi dopo altri dieci minuti mi accompagnano in bagno, a controllare che non ci siano perdite di sangue. Nulla. Sono a posto. L’infermiera mi dice di aspettare che arrivi la dottoressa e io obbedisco. Quando arriva, con il suo solito modo pratico e veloce mi dice che sono stati prelevati SEI ovociti, di continuare con cortisone e acido folico e poi cominciare con le punture di prontogest la sera. 
Mi comunica che il giorno seguente mi chiamerà in mattinata per dirmi se e quando ci sarà il transfer.
“Ora signora può rivestirsi e poi rimanga in sala d’attesa finché ne ha bisogno, poi quando se la sente può tornare a casa”.
Io non vedevo l’ora di uscire, abbracciare MrSun e partire.

SEI ovociti.
Un bel numero per poter sperare.

Sentivo la pancia indolenzita e appena arrivata a casa mi sono messa sdraiata sul divano e lì sono rimasta fino a sera.
Il giorno dopo decido comunque di andare a lavoro, anche se i doloretti non sono passati del tutto.
Alle 12.17 arriva la telefonata.
“Stanno crescendo due embrioni signora, ci vediamo domani alle 9.30”.
Chiudo e non so cosa fare, sono in tilt, bloccata, incredula, non sta succedendo a me, no, non sono io. Chiamo subito MrSun e lui è felicissimo, mi travolge, mi scuote, mi riempie il cuore. Sì, sono io, siamo noi.


Oggi 24 Aprile è il giorno del transfer.
L’appuntamento è alle 9.30 con la vescica piena.
Appena arrivata mi fanno una puntura di buscopan e poi di nuovo in attesa, di nuovo lì, con le stesse donne, con gli stessi sguardi, solo un po’ più vivi e luminosi. 
Chiacchieriamo, ci raccontiamo e aspettiamo insieme.
Quando mi chiamano la mia vescica sta per cedere, sono veramente al limite…mi preparo, entro e subito mi fanno riaccomodare sul nostro tanto amato lettino. Arriva la dottoressa.
“Signora trasferiamo TRE EMBRIONI”. TRE?? MA non erano DUE?
Chiederò dopo, ora devo prepararmi per loro.
La dottoressa mi fa un’ecografia e poi chiama il biologo.
Lui arriva con una cannula, mi guarda, mi sorride e mi dice “Signora trasferiamo i suoi TRE EMBRIONI…e io “Non vedevo l’ora, li sto aspettando da tanto”. 
Guardo l’orologio: le 10.47. È un attimo. Un meraviglioso attimo.
E i piccolini sono con me. Resto sdraiata per una mezz’ora. Poi mi rivesto e raggiungo MrSun… ho bisogno di lui, del suo calore… abbiamo bisogno di riunirci noi cinque.
Siamo emozionati e felici.
Parliamo per l’ultima volta con la dottoressa, ci spiega che rispetto alle previsioni tutto è andato più che bene, poi ci consegna il foglio di dimissioni, mi dà le ultime indicazioni e ci augura in bocca al lupo.
Uscendo guardiamo tra i fogli e loro sono lì... le nostre ciliegine ci guardano e sono bellissime.
È fatta.
Ora possiamo tornare a casa.
Insieme.

Descrivere quello che si prova a sentirsi mamma è impossibile… non riuscirei a scegliere le parole giuste… perché sì, per la prima volta mi sento mamma… e anche se lo sarò solo per 14 giorni, non lo dimenticherò mai.

Ora ci coccoliamo e da bravi continuiamo ad aspettare.
Il viaggio continua... prossima tappa l’8 maggio. Le beta.



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